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Entri all’Istituto Colombatto e respiri aria di casa, soprattutto quando apre il bar della scuola che, nel rispetto dei regolamenti Covid, è ritornato operativo. Il rumore della macchina del caffè e il conseguente profumo comincia a diffondersi nell’atrio, così come la dolce fragranza dei cornetti appena sfornati. 

La scuola si mette in movimento subito, dalle 8.00 del mattino. Gli studenti e le studentesse entrano e ognuno si dirige in classe o nei laboratori a seconda del proprio orario. Alla recepition incontro Alice e Giada, due studentesse della 4 B Accoglienza, sono già in divisa, pronte a ricoprire il ruolo che stanno imparando a scuola. Chiedo subito a Giada che mi accoglie con un gran sorriso, in che cosa consiste l’accoglienza, cosa studiano a scuola e come si preparano per diventare un giorno delle professioniste del settore. Come se stesse rispondendo ad un cliente che chiede informazioni, Giada mi parla subito con garbo e mi dice “l’accoglienza turistica è un settore ben più ampio di quello che può sembrare, non si tratta infatti solo di stare dietro al bancone di un Hotel. L’accoglienza è il biglietto da visita dell’azienda, è  il momento che dà origine all’imprinting, ovvero l’immagine che riusciamo a creare nella mente dell’ospite quando pensa alla nostra struttura, per questo è una fase molto importante che deve essere curata nei minimi dettagli. L’addetto all’accoglienza deve essere una persona molto dinamica, con grande spirito di adattamento, che sappia parlare correttamente e sappia cambiare il proprio registro in base alla persona che si trova davanti, deve essere preciso, gentile, educato e disponibile, deve saper soddisfare il cliente e avere sempre un piano di riserva ma soprattutto deve saper ascoltare”. 

Alice, si avvicina alla compagna per soffermarsi su un concetto chiave dell’accoglienza e parla di “GUEST EXPERIENCE” aggiungendo che “si tratta proprio della cura del cliente nei minimi dettagli al fine di regalargli un ricordo indelebile dell’esperienza nella struttura che lo ha ospitato”. Mi parlano di lingue straniere e chiedo loro cosa studiano e come lo studiano. Alice risponde: “Io studio il Delf”, un corso di specializzazione linguistica francese, inoltre sono impegnata con il progetto del “TransAlp”, ovvero uno scambio culturale con uno studente francese: lui verrà a vivere a casa mia e verrà a scuola con me per tre settimane ed io farò la stessa cosa quando andrò da lui. A scuola studiamo anche una terza lingua a scelta tra spagnolo e tedesco”. Lascio Alice e Giada continuare la loro attività/studio e mi dirigo verso la zona sala e bar per osservare i ragazzi. Tutti in divisa, che spettacolo, tutti intenti ad ascoltare il docente che spiega alcune tecniche della mise en place  la “messa sul posto”  (la preparazione di tutto il materiale necessario per un corretto servizio) nella zona sala e un’altra classe nell’area dedicata all’esercitazione bar si divide tra la preparazione di un caffè o di un cappuccino e quella di un cocktail. Qui, incontro Giulia, studentessa della 4 C Sala, alla quale chiedo se le piace la sua scuola e se è felice della sua scelta. Giulia mi risponde subito: “prof., senza ombra di dubbio, questa scuola è la mia scuola. É  una scuola che offre tante opportunità sin dai primi anni: esperienze in azienda, all'estero e all'interno della scuola giungiamo al termine del percorso scolastico con un bagaglio personale di grande qualità”.

Ringrazio Giulia e dopo averli osservati ancora per qualche minuto, mi sposto in cucina dove vengo assalita da odori diversi. L’olfatto impazzisce, sento il profumo di qualcosa che bolle in pentola da una parte, mentre dall’altra c’è aria di zucchero a velo. Ebbene sì, è il laboratorio di pasticceria che dopo aver sfornato i dolci per la colazione si accinge a dar vita a tante creazioni fantastiche. Sono lì a pensare: entro in cucina o in pasticceria? Quando all’improvviso mi compare davanti Federico, uno studente della 4 E Cucina, che “di bianco vestito” con divisa ordinata e pulita, mi chiede: “prof. ha bisogno di aiuto?”. Capisco, che anche lui si è accorto che sono ancora un po’ disorientata. Il mio primo anno al Colombatto, il mio primo anno in un istituto alberghiero e il mio primo anno a Torino. Gli sorrido, ma sempre dietro la mascherina, perché ho dimenticato di dire, in quanto ormai è un’abitudine consolidata, che tutto avviene sempre nel rispetto delle norme anti-Covid. A Federico chiedo della sua scelta e se ancora oggi è convinto di questa scelta. E lui, senza batter ciglio mi dice: “É stata una scelta completamente indipendente e che consideravo, e considero ancora adesso, la più logica per me. Questa scuola rispecchia esattamente ciò che vorrei imparare e ciò che vorrei fare in futuro. Dal punto di vista dell’enogastronomia la scuola offre una preparazione completa a partire già da i primi due anni. In estate, dopo il secondo anno, si è già in grado di entrare in una cucina professionale, pronti per lavorare in modo sicuro e preparato. Il settore offre grandi opportunità lavorative ovunque in Italia e, se si studia bene una seconda lingua, anche all’estero.
Certo non è un percorso facile, ci vuole tanto impegno e dedizione, ma le soddisfazioni che comporta questo lavoro sono impagabili. La scuola offre, ovviamente, anche l’opportunità di proseguire gli studi all’università in settori come economia e commercio o scienze del turismo per il menagement e beni culturali. Questo comporta il dover affrontare il percorso in modo tale da essere pronti per entrare nel mondo del lavoro e allo stesso tempo valutare un probabile proseguimento in altri campi. Un esempio concreto, sono io stesso che, pur avendo scelto enogastronomia, in questo momento lavoro nell’organizzazione di eventi, perché, conoscendo come funziona la cucina, sono in grado di coordinare l’evento a piacimento del cliente e quindi di poter offrire al datore di lavoro una posizione che in pochi potrebbero ricoprire”. 

Federico mi ha lasciato senza parole. Mi è sembrato convinto, fiero della sua scelta e di quello che sta svolgendo a scuola e certamente tutto ciò è grazie al suo impegno e a quello dei docenti e di tutta l’organizzazione della scuola. 

Ora, però, in pasticceria devo entrare. Non posso lasciare i laboratori senza andare a curiosare tra teglie, sac à poche, planetarie, cannella e creme varie. Quindi, apro le porte della pasticceria e si apre un mondo, come quando vedi l’oceano, davanti a me una distesa di ingredienti su un lucido piano di acciaio e studenti ai due lati che ascoltano la lezione del loro prof. Chiedo se posso disturbare e intervistare qualcuno. Subito si avvicina Lucia, studentessa di 5 N Pasticceria. Lucia anche lei in divisa e con un bel toque blanche, il cappello da cuoco, si rende disponibile a rispondere a qualche mia domanda e le chiedo se la sua passione è stata ben accolta dalla famiglia. Lucia mi guarda come per dire, “non è stata cosa facile” ed aggiunge: “Per me la pasticceria è stata una passione sin da quando ero piccola ma, come molti ragazzi concorderanno con me, è difficile convincere i propri genitori che conosci le tue passioni e quale sarà il lavoro della tua vita e spesso, come è successo a me, non vieni presa sul serio. Inizialmente mi sono iscritta al liceo scientifico, però non era la mia strada e ho perduto un anno. Dopo questo periodo difficile, arrivare qui al Colombatto è stata la scelta migliore. Questa scuola è stata la mia grande rivincita perché mi ha dato gli strumenti necessari per affermare la mia passione che è diventata, con il tempo, anche una mia grande abilità. Grazie a questa scuola ho partecipato a molti progetti, ho fatto due stage in due pasticcerie differenti a Torino, ho avuto la possibilità di viaggiare e lavorare per un mese a Budapest, la scorsa estate ho lavorato per l’intera stagione estiva in Sardegna, in un resort stellato e quest’anno partecipo con piacere al progetto Trans Alps, un progetto di scambi  culturali con studenti francesi”.

Dopo questa bella chiacchierata con Lucia, la lascio libera di continuare a vivere la sua passione e me ne ritorno verso la hall pensando a come mettere giù quest’articolo per condividere con tutti voi, cari lettori, la gioia che ho provato nell’ascoltare queste storie e nell’imparare a conoscere la mia nuova scuola.

Annamaria Bove


Ringraziamenti speciali a

Alice Gorzegno 4 B Accoglienza

Giada Ierardi 4 B Accoglienza

Giulia Busé 4 C Sala

Federico Niccolò Bortolotti 4 E Cucina

Lucia Ravera 5 N Pasticceria


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